Ad Avigliano, il 16 luglio si svolge la festa della Madonna del  Carmine.  La statua è portata in processione dal paese al Monte, dove, a quota 1230 metri, sorge il santuario a Lei dedicato nel 1696. Durante la seconda domenica di settembre la statua è riportata, sempre in processione, in paese.

   Il rapporto tra Maria e gli aviglianesi è stato sempre molto intenso:

- a Lei sono andate le donne col volto coperto da una tovaglia bianca sostenuta da una corona di spine per chiedere acqua per le campagne assetate;

- a Lei sono andati, scalzi, i contadini pazienti per domandarle di salvare l’asino e la pecora; 

- a Lei vanno perché un figlio non cada nelle reti della droga;

- a Lei  chiedono perché li assista nella ricerca di un lavoro.

   In questo paese tutto ciò che Maria rappresenta simbolicamente è confermato dall’affetto che la circonda.

    La sera della festa del 16 luglio la Pro-Loco organizza in piazza i ‘Quadri plastici’ i quali propongono alla meditazione del pubblicoalcuni momenti della Passione di Cristo secondo la visione data dai pittori, spesso anche lucani. 

 

 

 A quota 1537 metri, sul monte Pollino, a  sud della Basilicata, si svolge il venerdì e il sabato che precedono la prima domenica di luglio la festa dedicata alla Madonna. Essa ha origini antiche e ha due ‘leggende di fondazione’ che la giustificano.

La statua della Vergine è dell’Ottocento ed portata in processione da San Severino Lucano al monte nella prima domenica di giugno. La trasporta a spalla un numero considerevole  di uomini chiamati ‘Fratelli della Madonna del Pollino’; le donne recano in testa i ‘cinti, cioè dei castelletti di legno ricoperti di candele di cera.

Queste azioni si ripetono la seconda domenica di settembre, quando la statua è riportata a San Severino.

Nel mezzo, tra giugno e settembre, si svolge in luglio la grande festa sul monte. In questa occasione si tiene l’incanto tra quanti intendono prendere parte attivamente alla festa: coloro che offrono di più hanno il diritto di portare a spalla la statua della Vergine.

 

Al Signore che predilige gli umili e i poveri, è piaciuto di collocare una delle tante e prodigiose immagini di Maria sul monte di Viggiano, alto 1725 metri, a sud della regione.

Per molto tempo questo santuario è stato il luogo per eccellenza della religiosità popolare della Basilicata meridionale:  molti contadini venivano a piedi da vari centri lucani, brulicavano per tutta la settimana precedente la prima domenica di settembre, giorno in cui la statua della Vergine è portata dal monte in paese.

Oggi un più ampio ventaglio di categorie sociali raggiunge in macchina Viggiano. Vengono almeno in cinquantamila al santuario, ‘clinica spirituale e oasi dell’anima’, come lo ha definito papa Paolo VI (1963-1978), per ringraziare, lodare e magnificare  questa Madonna nera intorno alla quale ancora sopravvivono  alcuni usi e consuetudini della cultura contadina e  che confermano e rafforzano  la dignità umana del popolo lucano.

 

Il 2 luglio: una statua della  Madonna della Bruna troneggia sul carro trionfale appositamente allestito per la festa. Terminata la processione, è assaltato e distrutto con furore dai materani. desiderosi di portarsi a casa una ‘reliquia’.

   E’ un’antica usanza. Qualcuno la ricollega alla Festa dei fiori che si celebrava nell’antica Grecia in onore di  Dioniso e giunta qui attraverso la Magna Grecia. Tale Festa si concludeva appunto con la distruzione del carro trionfale.

   Altri la fanno risalire a re Alfonso il Magnanimo allorché, nel 1450, fece allestire a Napoli un carro di trionfo con assalto finale. L’uso si propagò in alcune città del Sud e a Matera durò fino al 1690.

   La ‘leggenda’ vuole che sia stata la Madonna stessa, che, apparsa ad un carrettiere, espresse il desiderio di entrare in città su un carro. La statua di Maria fu prelevata da Piccianello, località vicino Matera, e portata in città sul carro trionfale.

 

Ogni Venerdì Santo si svolge a Barile la processione in cui sfilano per le vie del paese sia personaggi descritti dai vangeli sia personaggi creati dall’immaginario popolare. 

Sull’origine della processione vi sono varie ipotesi. Vi è però un dato certo rappresentato dalla singolare simbiosi tra lo ‘spirito’ della Passione di Cristo e lo ‘spirito’ delle sofferenze patite dagli abitanti locali, prima come fuorusciti greco-albanesi  qui accolti  tra la fine del Quattrocento ed il secolo successivo, e poi come ‘diversi’ agli occhi dei vescovi cattolici a causa della loro ritualità non latina.

La manifestazione del Venerdì Santo rimane la più importante  della zona del Vulture e richiama molti abitanti dei paesi limitrofi.

 
 
 
 
 

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