mt. 949 slm - km 54 da Potenza.
Ieri: il paese era conosciuto in vari angoli dell’Europa fin dall’Ottocento grazie ai musicanti viggianesi, che nel loro girovagare toccavano Napoli, Parigi, e perfino Londra durante il periodo natalizio: suonavano la zampogna, la sordulina, l’arpa diatonica, tutti strumenti che si fabbricavano qui con mani agili e miracolose.
Parallelamente a questo tipo di emigrazione “artistica” il paese ha conosciuto anche il triste primato dell’emigrazione sociale: verso l'Egitto, l’Australia, l’America del nord. Sono partiti i contadini, che per secoli hanno sognato un fazzoletto di terra da coltivare, gli artigiani, messi in ginocchio dal nuovo modello economico imposto dallo Stato unitario. Tanta emigrazione fu dovuta anche al fondamentale “spirito di libertà” fortemente sentito dai viggianesi. Esso si manifestò in uno dei tanti episodi della sua storia: l’eccidio di 57 giovani fucilati dai Francesi nell’agosto 1806, giovani che odiavano i napoleonidi di Napoli per le loro efferratezze compiute in nome degli ideali della Rivoluzione. Qui fu stampato il giornale “Il Ribelle”: critico verso il Comune e verso la Chiesa, responsabile delle molte ipoteche poste all’evoluzione sociale e culturale della società locale. Un altro primato: in questo paese risiedeva la più importante loggia massonica della Basilicata.
Oggi il paese è conosciuto in vari angoli d’Italia perché la sottostante vallata è puntellata di pozzi petroliferi. L’estrazione del greggio corrisponde al 10% del fabbisogno nazionale. Si potrebbe pensare ad un paese inondato da un fiume di benessere. No: l’arrivo di nuove maestranze, tutte del Nord, ha fatto lievitare il costo della vita; il patrimonio ambientale comincia ad essere modificato e…i viggianesi stanno riprendendo la valigia per partire…