L’uso del bagno nella tradizione romana assunse con il tempo un’ottica del tutto originale.
Inizialmente le abluzioni erano effettuate negli ambienti casalinghi, in ambienti angusti, per lo più ubicati nei pressi della cucina in modo da sfruttarne le fonti di calore.
In queste stanze di piccole dimensioni, ci si lavava ogni giorno le braccia e le gambe e ogni nove giorni ci si faceva il bagno usando acqua non filtrata, spesso torbida;
Il diffondersi dei bagni pubblici, segnò il declino e la scomparsa di questi spazi, nonché il cambiamento delle abitudini giornaliere degli abitanti dell’epoca a favore di un maggiore interesse per la cura del proprio corpo.
Inizialmente questi ambienti erano piccoli bagni privati, con una clientela ristretta e nota, frequentati da persone che volevano evitare il chiasso di ambienti troppo affollati.
Oltre a questi sorgevano edifici aperti a tutti, costruiti e gestiti da imprese private a scopo di lucro,oppure veri e propri stabilimenti pubblici (thermae) fatti costruire da ricchi cittadini o da imperatori.
Le terme appartenevano allo stato, ma date in appalto a un impresario (conductor) che aveva diritto di esigere la tassa di ingresso (balneaticum), di solito di un quadrante.
Accadeva poi che qualche ricco cittadino si assumesse per un certo tempo il peso di pagare al conductor il corrispondente delle entrate costituite dal balneaticum.
In questo caso l’ingresso alle terme diveniva del tutto gratuito.