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Il Viandante: Tricarico - Cattedrale di Santa Maria Assunta

 

Facciata.

  Roberto di Montescaglioso, nipote del Guiscardo, costruisce la cattedrale nelle adiacenze della chiesa dedicata a san Pietro, di rito greco e all'esterno del nucleo urbano di epoca longobarda e bizantina. Col tempo essa subisce  vari interventi che la modificano, tra i quali troviamo quelli importanti operati da mons. Pier Luigi Carafa (anni 1624-1645) e mons.  Plato (anni 1774-1777).

  

 

Facciata, lato ovest.

   Roberto di Montescaglioso, nipote del Guiscardo, costruisce la cattedrale nelle adiacenze della chiesa dedicata a san Pietro, di rito greco e all'esterno del nucleo urbano di epoca longobarda e bizantina.

 

 

 

 

 

Scalinata d'accesso.

 La facciata conserva poco dello stile romanico originario. Nei rifacimenti e modifiche attuate nel corso dei secoli, sono stati costruiti due arconi di sostegno addossati alla facciata.

 

 

 

 

Portale, materiale lapideo, 1638.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Interno.  

   L'impianto basilicale  a croce latina. L'interno  stato più volte rimaneggiato a partire dal XII secolo. 

   Le varie cappelle esistenti sono il risultato di profonde trasformazioni operate nei vari secoli, in modo particolare dal Cinquecento all'Ottocento.

 

 

Jacopo da Valenza (?), Ss. Giovanni Battista, Elisabetta e Zaccaria, trittico su tavola, XV secolo,  seconda cappella a sinistra.

   Lattività di questo pittore  documentata tra la fine del Quattrocento e gli inizi del secolo successivo. Si pensa che sia stato allievo di  Giovanni Bellini,  celebre pittore veneziano (1429-1516).  

La tavola si distingue per luminosità di colori ed intensità espressiva con richiami al maestro, il quale, a sua volta, non nascondeva di avere come modello il Mantegna. 

 

 

Ignoto, Maternità di Maria, tela, XVIII secolo, Cappella ducale, quinta a sinistra.

   La tela  stata voluta dal duca di Revertera per arredare la cappella ducale su cui vantava il giuspatronato (cioè il dovere di arredare la cappella, di provvedere alla sua manutenzione e il diritto di far officiare a beneficio delle anime appartenenti alla casa ducale).

 

 

 

 

L. Venturini, Sepolcro di mons. Raffaele Delle Nocche, 1969, particolare, Cappella ducale.

   Il sepolcro contiene i resti mortali di mons. Delle Nocche, vescovo di buona dottrina e soprattutto di grande carità, il quale ha ravvivato l'ambiente di Tricarico del secondo dopoguerra del Novecento con iniziative sociali  mai realizzate dal potere pubblico, perennemente assente, in un ambiente politico difficile e in un non facile ambiente ecclesiastico chiamato a governare.

 

 

 

 

 

 

Corrado Giaquinto, Madonna che allatta il Bambino e S. Giovannino, tela, XVIII secolo, Cappella detta Secretarium.

     La tela  stata attribuita al pugliese Corrado Giaquinto, uno dei pittori della Scuola Napoletana vissuto tra il 1703 e il 1766, la cui personalità  considerata "punto di partenza e radiosa introduzione del Rococò europeo, fragile, luminoso e raffinato" (Spinosa).

 

 

 

 

Sarcofago romano,  scultura lapidea, III secolo a.C., frammento, Cappella detta Secretarium.

   La lastra marmorea presenta delle figure scolpite che fanno riferimento al mito di Adone e  Mirra. Il dio greco, di origine siro-fenicia nel V sec. a.C.,  nato dagli amori incestuosi di Mirra e suo padre Tiante, re di Assiria, il quale nel renderla madre non l'aveva riconosciuta. Saputa la verità, Mirra fuggì ed ottenne dagli dei di essere trasformata nell'albero omonimo.

Adone, il bellissimo giovane nato dalla relazione, fu compagno di Afrodite, dea dell'amore, della bellezza e della fertilità, tuttavia  egli morì tragicamente ucciso da un cinghiale. Tale mito diede origine non soltanto a molti culti legati alla fertilità della terra, ma anche  ad una significativa produzione artistica, sia letteraria sia figurativa.

 

 

 

Ignoto, Altare maggiore, marmo policromo, 1770.

  Questo monumentale altare di marmo  stato realizzato da maestranze napoletane.

 

 

 

Ignoto, Il pellicano  che ciba i piccoli pellicani,  marmo policromo, 1770,  Paliotto dell'altare maggiore.

    Il pellicano sotto il becco ha la caratteristica tasca in cui stipa il pesce via via che lo pesca. Quando torna al nido appoggia energicamente il becco contro il petto per far uscire la provvista di cibo per i suoi piccoli. 

   Eusebio (morto nel 340) nel commento al Salmo 101, versetto 7, presenta la caratteristica di questo uccello  dicendo che esso si alza sopra il nido e si percuote i fianchi fino a sanguinare facendo cadere il sangue sugli uccellini morti che così riprendono vita. Nel XIII la pittura utilizza questa immagine  come simbolo di Cristo che versa il proprio sangue per la salvezza del mondo (concetto già adombrato in sant'Agostino ma senza molto successo). Il simbolo cadde in disuso; fu ripreso verso la fine del Seicento e agli inizi dell'Ottocento ma come segno della dedizione dei genitori verso i figli e, in seconda battuta, come simbolo della morte di Cristo.

 

 

Cenotafio di Nicola Carafa,  materiale lapideo, 1639, transetto braccio destro.

   Il monumento sepolcrale   stato eretto dal fratello Pier Luigi, succedutogli nella cattedra episcopale. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pietro Antonio Ferro, Trasporto di Cristo al sepolcro, tela, 1634, transetto braccio  destro.

      Nel 1634 il pittore tricaricese firma quest'opera per la Cattedrale della sua città. "Evidenti in questa [opera sono] i riferimenti di un repertorio iconografico che aveva come punto di riferimento le incisioni della cultura manieristica, alle quali il pittore sembra continuamente rapportarsi.

Benché il paesaggio sia ridotto al minimo, mentre in primo piano resta il trasporto del Corpo di Cristo, esso comunque ben sottende e si amalgama al tutto, per quel senso di cupo e tenebroso che percorre l'intera composizione" (De Mase).

(cfr. Scheda - Pietro Antonio Ferro)

 

 

Cappella del Santissimo, quinta cappella a destra.

    Sull'altare  collocata la tavola di Z.T. Madonna con Bambino tra i Ss. Francesco e Antonio del XVI secolo.

 

 

 

 

 

 

Z.T., Madonna con Bambino fra i Ss. Francesco e Antonio; nella lunetta: Annunciazione tra le Ss. Chiara e Caterina d'Alessandria, dipinto su tavola, XVI  secolo, cappella del Santissimo, quinta a destra.

    La sigla Z.T. corrisponde alle iniziali del nome di un pittore pugliese rimasto sconosciuto e di cui si hanno  soltanto pochi documenti relativi alla sua attività che va dal 1500 al 1539.

 

 

 

 

 

Pietro Antonio Ferro, Deposizione, tela, 1608, prima cappella a destra.

 

(cfr. Scheda - Pietro Antonio Ferro)

 

 

 

 

 

 

Ignoto, Assunta, tela, XIX secolo, controfacciata.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ignoto, Assunzione, tela, XVIII secolo, sacrestia.

 

 
 
 
 
 

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