La Domus

L'Anfiteatro

Le Terme

 

Gli anfiteatri erano costruzioni tipicamente romane in cui si svolgevano gare, combattimenti ed esibizioni varie.

La classica forma ellittica di queste strutture riprendeva il modo di adattare le panche nel foro, per consentire agli spettatori di assistere alle competizioni.

I più antichi, denominati recinti, erano provvisori, in legno, ed apparivano come impalcature con gradinate.

La prima opera di questo tipo fu fatta costruire nel 53 a.C., a Roma, da Caio Curione che per l'occasione fece combattere coppie di gladiatori in onore del padre appena morto.

Plinio racconta di una meraviglia dell'ingegneria romana, il cosiddetto anfiteatro di Scribonio, che era costituito da due teatri di legno, posti l'uno di fronte all'altro, in cui si poteva assistere a diversi spettacoli contemporaneamente. Al termine della rappresentazione le due sezioni erano congiunte tramite speciali meccanismi.

A Pompei, già nell'80 a.C., fu eretto un anfiteatro in muratura detto spectacula ("luogo di spettacoli") che, con quelli di Capua e Pozzuoli, era tra i più grandi di tutto il mondo romano.

In età augustea, il termine anphitheatrum (dal greco amphi, "da una parte e dall'altra" o "tutt'intorno") identificò queste opere architettoniche. La più imponente di queste, l'Anfiteatro Flavio o Colosseo, fu fatto costruire da Vespasiano nel 72 d.C. e fu inaugurato dal figlio Tito nel 80 d.C.

I Ludi erano pubblici spettacoli, finanziati da imperatori o facoltosi magistrati, come strumento di prestigio e di propaganda politica per accattivarsi il consenso del popolo.

I più importanti seguivano un calendario fisso a cadenza annua (Ludi Stati), ma si svolgevano anche in occasione d'eventi speciali e potevano durare giorni interi (I più antichi e solenni erano i Ludi Romani).

In età repubblicana i giochi erano organizzati dai cosiddetti Edili, mentre in età imperiale, quando il principe stabiliva di dare dei ludi straordinari, nominava dei curatore ludorum che allestivano le esibizioni.

Particolarmente importanti furono i Ludi Saeculores del 17 a.C. dei quali Orazio fu il poeta ufficiale.

I ludi erano finanziati dall'erario, ma spesso i magistrati incaricati di curarli, per accattivarsi i favori del popolo, spendevano di tasca propria somme enormi per renderli sempre più spettacolari, tanto che molti di loro andarono in rovina.

Esistevano tre tipi di ludi, i Ludi Circenses, che si svolgevano nel Circo, i Ludi Scaenici (le rappresentazioni teatrali) e i Ludi Gladiatorii (spettacoli gladiatori).

Spesso, durante lo svolgimento dei giochi, tra gli spettatori, scoppiavano risse provocate da odi locali (come succede ora tra le tifoserie calcistiche), addirituttura  nel 59 d.C., un innocuo scambio di sfottò tra Pompeiani e Nucerini, si trasformò in un vero e proprio massacro, tanto che l'imperatore Nerone "squalificò" l'anfiteatro di Pompei per 10 anni.

Dei Ludi Gladiatorii facevano parte i Munera, nei quali i gladiatori cervacano di ferire o uccidere l'avversario, le Venationes  mattutine, in cui si cacciavano belve feroci aizzate mediante in lancio di grossi fantocci di panno rosso (pilae). Vi erano anche cacce innocue ed inseguimenti di volpi, lepri e conigli, destinate a metteredi buon umore il pubblico.

Spesso gli animali si affrontavano tra di loro; leoni, renne, orsi e struzzi, catturati in gran numero, scomparvero da intere aree geografiche d'appartenenza.

Negli Anfiteatri si svolgevano anche esecuzioni pubbliche di condannati, gettati ad bestias o fatti morire in azioni sceniche e mitologiche, ad esempio si rappresentava la storia di Dedalo e Icaro. Icaro con le ali spennate veniva buttato dall'alto in mezzo all'arena e Dedalo veniva fatto sbranare da belve feroci. Veniva anche riproposta la scena di Muzio Scevola con il condannato che doveva bruciarsi il braccio nel fuoco senza emettere un solo grido, altrimenti veniva arso vivo in una cappa di pece.

Altro tipo di spettacolo erano le Naumachiae (battaglie navali). Per l'occasione l'arena veniva allagata. Al termine dei giochi l'arena era ripulita e cosparsa di profumo.

I Ludi Gladiatori hanno origine nelle lotte tra prigionieri di guerra in onore di patrizi e politici defunti. Una specie di rito magico della cultura etrusca in cui si vuole donare l'energia vitale espressa dal combattimento, allo spirito del morto.

La prima esibizione, nel 264 a.C., si svolge nel foro per celebrare la memoria di Decimo Giunio Bruto Pera, ma lotte si eseguono anche in case private durante banchetti e festini patrizi.

In età imperiale, questi spettacoli sono regolati da norme e tasse ed, in genere, seguono un programma rituale standard che prevede una parata iniziale (pompa) ed un giuramento solenne (sacramentum gladiatorum).

I combattimenti perdono progressivamente un carattere sacro per diventare eventi agonistici e maestosi.

La crescente partecipazione di spettatori porta alla costruzione degli anfiteatri. Qui si affrontano i  gladiatori, la cui sorte dipende  dall'umore del pubblico che sceglie se risparmiare (fazzoletto sventolato) o far uccidere (pollice verso) il combattente ferito.

Il fascino della lotta coinvolge anche senatori e imperatori (Commodo, Caracalla) che si esibiscono in duelli truccati. I munera, di solito, si svolgevano di pomeriggio ed erano annunciati con avvisi dipinti sui muri che indicavano i motivi dell'esibizione, i nomi degli organizzatori e le specialità presentate. Durante i combattimenti erano lanciate tra il pubblico, delle tavolette con impressa l'immagine di un dono da parte dell'imperatore. Al termine dei munera, i fortunati vincitori riscuotevano il regalo che poteva consistere in schiavi, cibo, case o navi.

Anfiteatro

I gladiatori (da gladius, spada) erano prigionieri di guerra, schiavi e cristiani addestrati in caserme con allenatori e medici. Essi erano successivamente venduti al lanista che svolgeva il ruolo d'impresario e provvedeva all'organizzazione della vita dei combattenti e dei munera (gli apettacoli).

Oltre ai gladiatores, c'erano anche i condannati a morte che scendevano nell'arena senz'armi, con la possibilità, talvolta, di riscattare la pena attraverso una vittoria sul campo.

Gli schiavi, spesso, erano venduti o dati in "affitto" al lanista, dal proprio padrone per punizione.

C'erano anche dei volontari che si arruolavano, con un regolare contratto, per pura passione o per indigenza. A parte l'ingaggio, i gladiatori più amati dal popolo raccoglievano le offerte degli spettatori a fine gara. Anche se non combattevano più di tre volte l'anno, i guadagni potevano essere sostanziosi tanto da riscattarne la libertà.

Il sangue dei gladiatori, o pezzi dei loro abiti, erano oggetto di un fiorente mercato poiché si ritenevano capaci di allontanare il malocchio e di regalare una vita prospera e felice.

I gladiatori, devoti ai culti di Diana, Marte, Ercole, erano dei veri atleti, organizzati in gruppi (familiae) ed addestrati in scuole tipo militare, la cui rigida organizzazione li sottoponeva anche a pesanti punizioni.

Essi erano controllati e tenuti a freno, dalla ferrea disciplina di capi severi, per timore che gruppi di uomini armati potessero creare problemi o rivolte come nel caso dello schiavo Spartaco. I rapporti tra gli appartenenti ad una stessa familia erano resi difficili poiché, parlando lingue diverse, essi non potevano comunicare faclmente.

I gladiatori occupavano piccole celle, in compenso ricevevano un trattamento attento alla salute e all'aspetto estetico.

In seguito, fu concesso loro di organizzarsi in collegi che assicuravano onoranze funebri e sepoltura in una tomba comunitaria.

Le scuole erano diffuse in tutto l'impero. le più antiche erano quelle campane, ma la più grande e famosa era il Ludus Magnus di Roma che era direttamente collegato al Colosseo da cunicoli sotteranei. Oltre a compagnie "private", ve n'erano anche di imperiali agli ordini di un procuratore equestre.

Le tipologie di gladiatori erano ben dodici e si differenziavano in base alle armi usate ed all'esperienza acquisita. La recluta (tiro), se sopravviveva al suo primo combattimento, diventava uno spectatus e poteva raggiungere i livelli più alti del secundus o del primus palus.

In età augustea, i combattimenti furono divisi in due grandi gruppi; i primi con armature pesanti, gli altri con armature leggere. Tra le specialità più importanti c'era quella dei Sanniti (la categoria di gladiatori più antica), quella dei secutores e dei provocatores. Seguivano quelle dei retiarii, dei murmillones e dei thraces.

I gladiatori si affrontavano sempre in coppia e rappresentavano due tipi diversi di lottatori. Ad esempio il reziario, l'unico gladiatore senza elmo e senza scudo, avevano in dotazione una lunga rete ed un tridente. egli si scontrava spesso con il murmillo che traeva il suo nome dall'immagine di un pesce raffigurato sull'elmo con cresta alta.

Si formava così una coppia "pesce/pescatore" molto gradita al pubblico.

I secutores indossavano un elmo con piccoli buchi per gli occhi, lisci e senza orli, mentre quello dei thraces era finemente lavorato.

Gli essediarus ed i provocatores entravano nell'arena, con grande impatto scenico, su carri o cavalli e terminavano il combattimento a piedi.

I gladiatori, tranne il provocator, erano a torso nudo ma avevano delle protezioni in metallo sui polpacci e sulla spalla. I combattimenti  furono vietati dall'imperatore Costantino nel 325 d.C., ma continuarono fino al 500.

Arena

L'arena era lo spazio destinato ai giochi. Il termine arena deriva dal fatto che durante gli spettacoli questo spazio veniva ricoperto da un leggero strato compatto di rena di fiume che impediva agli uomine e alle fiere di scivolare.

Nell'arena venivano spesso allestite ricche scenografie che facessero da sfondo agli spettacoli dei combattimenti ricostruendo ambienti e situazioni anche esotiche o mitologiche.

 
 
 
 
 

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